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Un cuore verde striato.

da Parole di miele Ottobre 23, 2020

È proprio vero che non si smette mai di stupirci. Avete capito bene, noi con noi stessi.

In piena quarantena, mentre ognuno di noi scopriva grandi doti culinarie (sapevo già di possederle…. scherzo) mi son data anche a qualche novità. Non ho quindi solo rispolverato cose che non facevo da molto tempo, ma ho proprio scoperto nuove parti di me. E chi l’avrebbe mai detto, di un pollice verde?

Ho sempre pensato di esser semplicemente in grado di fotografarle e ammirarle.. ed invece, sono entrata a capofitto in questo magico mondo. In questa verde jungla che non è più solo nella mia testa ma anche al mio fianco, in casa. Tangibile e percettibile.

Mai avrei pensato di appassionarmi ad un simile “hobby”, se così vogliamo chiamarlo… ed ora, non ne posso fare a meno. Un po’ per la dipendenza dalle piante verdi, un po’ perché ora vedo la mia casa vuota e sogno angoli in cui sistemare piante esotiche. Ma specialmente perché il mio cuore si sta riempiendo di amore.

Accudire una pianta vuol dire molto più che comprare un vaso, un fiore e sistemarlo sopra una mensola. Questi piccoli esserini ti insegnano la cura.. e sappiamo molto bene quanto io tenga a questa parola.

Mi hanno insegnato ad esser paziente. A gioire immensamente per una nuova foglia. Ad attendere una crescita, a scovare un problema, ad osservare il dettaglio, a riempire un vuoto. Mi hanno insegnato a conoscere, leggere ed imparare. A proporzionare, a calibrare e dosare. Mi hanno insegnato ad ascoltare il silenzio ed i movimenti.. non son sempre le parole ad esprimersi, ma anche i gesti.

Ma la cosa più importante che mi hanno insegnato è che l’amore non è tutto. L’amore dev’essere riconosciuto ed usato con costanza e consapevolezza. Il troppo amore uccide. Sfugge e ferisce.

C’è stato un momento in cui mi son sentita davvero scoraggiata. Ho salvato piante malate, da parassiti e da tempeste.. eppure, alcune, continuano a provare sofferenze ed io non ne capivo il motivo. Ho tentato di tutto e non comprendevo il perché.. E la risposta, l’avevo proprio sotto al naso. Anzi, nelle mie tasche. Ancor meglio, nel tempo.

La causa più grande di morte e malattie nelle piante, è la troppa attenzione, il troppo drenaggio, la maniacale ostentazione di controllo. Ho avuto a che fare con piante semplici, che mi hanno dato gioie incredibili. Ho avuto a che fare con piante ostiche che purtroppo non son sopravvissute al nostro legame, nonostante l’amore e la volontà. Ed ho tutt’ora a che fare con un grande problema, quello di dare troppo, dare tanto, non saper comprendere che a volte è giusto stare fermi, non far nulla, respirare e ammirare a distanza, ogni tanto prendere strade differenti per rincontrarsi successivamente. Quando è il momento.

Mi hanno insegnato che è importante anche dimenticare e sostare. Non è sempre necessario presenziare, bensì è importante esserci. Ed essere è consapevole, resiliente, testardo ma paziente, silente e vigilante.

Ed ora, ringraziando di cuore tutto questo, apro mente e corpo a qualsiasi altro insegnamento.. perché son le cose più innocue, “piccole” e banali che ci donano tanto. Ormai lo sappiamo bene.

Sono a quota 13. Devo dosare bene l’acqua. Ascoltare i bisogni altrui e non solo i miei. E son pronta ad imparare altro.

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Storie di vita

Le lenti della costanza.

da Parole di miele Ottobre 22, 2020

Ieri è successa una cosa bellissima. Nonostante tutti questi mesi carichi di regole, attenzioni, stress ed emozioni.. finalmente, ho aperto un grosso cassetto nella mia mente che pensavo di non aprire mai.

Quando si è piccoli si desiderano sempre tantissime cose. La maggior parte futili, ovviamente. Si è spesso attaccati alle cose materiali ed ancora ricordo le mie litigate con mia mamma per avere il tamagotchi, che forse, ho avuto per la prima volta a 14 anni.. quando ormai non andava manco più di moda, ero l’unica ad averlo, felicemente, ed usato solo per principio di base. In un mese ho recuperato tutti quegli anni persi senza quel piccolo aggeggio nella mia tasca.

Altre grandi discussioni, quando ero piccola, le avevo anche per la moda. Sia chiaro. Per quanto ai tempi fossi molto strana (e forse un po lo sono ancora) ci tenevo moltissimo a certe cose. I miei vecchi compagni di classe potranno confermare il mio look eccentrico, e ricordo ancora quando son andata a scuola (dovrebbe essere tipo seconda media) vestita di Bordeaux e arancione. Tutto rigorosamente studiato. Maglia nera, gonna bordeaux midi con inserti arancioni di vari fiori e fantasie, collant arancioni, all star nere con un laccio arancio e uno bordeaux. Altro che Luna Lovegood (si lei è il mio riferimento preferito).

Ma sapete, da quando ho 5 anni, un altro accessorio si è reso immancabile e direi indispensabile nella mia vita: gli occhiali. Sin dall’alba della mia prima infanzia, gli occhiali erano per me importantissimi. Per la forma, colore e chi più ne ha più ne metta. Dopotutto non potendo farne a meno perché non sfruttarli come dispendioso acquisto. Ebbene sì, ho vissuto tutto questo lunghissimo tempo con degli occhiali variopinti appiccicati al naso. Ogni anno, mi presentavo dall’oculista per la visita ed ogni anno mi ritrovavo a peggiorare, dovendo cambiare le lenti e sfruttando l’occasione per cambiare anche montatura. Nuovo look, prendiamola con filosofia.

All’incirca 11 anni fa, ho iniziato però a prendere coscienza di questa cosa e a viverla personalmente male. Non era più una gioia presentarmi dall’oculista, vedere quella mongolfiera in lontananza e giocare a leggere le lettere nel modo migliore. Mi rendevo costantemente conto che ogni volta ci voleva più tempo. Ogni volta le lettere sbiadivano e i numeri aumentavano. Dovevo ritenermi molto molto fortunata, in quanto avevo comunque la possibilità di andare oltre e risolvere il problema con un accessorio. Così bello e apparentemente banale, ma ingombrante dentro.

Ne son stata felice e contenta fino a quando non ho scoperto che c’era una luce, una possibilità di togliere tutto quanto e non avere più questo infinito attorno agli occhi. Ma vedere per davvero ogni contorno, limite, dettaglio, senza dover porre la mano sul comodino la mattina, senza dover pulire con un panno delle goccioline, senza dover chinare l’intera testa o spostarla perché solo con gli occhi i contorni non risultano definiti.

Insomma, poco da dire, ho scoperto che c’era un’operazione che poteva risolvere tutto quanto.. ed io non vedevo l’ora. All’inizio di tutto questo ho parlato di me, 11 anni fa, che ha scoperto questa cosa. Bensì, 11 anni son passati, in cui volta dopo volta, visita dopo visita, sembrava sempre più lontano e impossibile raggiungere questo sogno. Mi sembrava così vivido e incredibile che ho dovuto smettere di custodirlo nelle mie calde mani, e infilarlo all’interno della mente e del cuore, nel cassetto dei sogni. Quei sogni che sai che esistono ma poi, dopo un grosso respiro, ti ritrovi a chiudere a chiave. Preziosi ma impossibili, lontani e forse nemmeno raggiungibili.

Ieri, dopo tanti tanti anni, il cassetto ha iniziato a muoversi. Tremava fortissimo, così tanto da spaccare il lucchetto. Non ho pianto, pensavo di scoppiare in un mare di lacrime e che quel cassetto mi avrebbe mantenuto a galla. Invece nulla…. forse non ho ancora ben realizzato che non c’è più quel cassetto e quel grande sogno, finalmente, è proprio nelle mie mani. Nelle stesse, calde e impazienti mani.

Lo maneggio con molta calma e pazienza, perché finalmente è qui, ed è tangibile. Mai ci avrei pensato, mai avrei creduto, e sono qui. Davvero felice. Davvero contenta. Che dopo tanto odio verso la parola “pazienza” ne comprendo il significato. Che dopo tanto odio verso me stessa, capisco che, ci siamo. Siamo qui. Ed io sono prontissima.

Nonostante tutti questi mesi, carichi di tante tante cose… sono davvero felice di poter condividere queste piccole pillole di gioia che non vedo l’ora di sentire sempre più vive e vicine.

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Storie di vita

Lo specchio di me.

da Parole di miele Ottobre 17, 2020

Oggi mi hanno detto che ti assomiglio. Nei modi pacati e leggeri di parlare, nelle forme espressive e delicate di sorridere.

Ci son tante cose che la gente non sa di me, e parecchie che non conosco nemmeno io. Delle sfumature che mi hai trasmesso e che mi porto segretamente ed oscuramente dentro. Le faccio uscire solo nelle occasioni speciali, probabilmente. Solo con le persone giuste. O forse è quella parte di me, che sei te, che si rende nota e presente quando lo ritiene necessario. Solo con chi ti conosceva. Solo con chi può dire “eccola Ri, è qui con noi”.

Perché infondo è sempre così, le cose belle te le porti dentro e le mostri solo a chi se lo merita. A chi ne ha bisogno o forse anche no, a chi è semplicemente in grado di vederle. Ci vuole sensibilità, amore e cura a maneggiare qualcosa che appartiene ad un altro. Anche solo un sorriso. E ce ne vuole altrettanta nel notare dettagli speciali, un occhio accurato, minuzioso e fugace. Che però non fa alcun rumore, si muove leggero e caldo.

Ed è un grande onore per me, maneggiarti così, mostrarti e averti sempre appresso. Son contenta di mediare tra questi mondi che non ci appartengono mai abbastanza. Son felice di non averti persa e di non farlo mai. Perché anche se negli angoli più bui, mi piace che ci sia tu. Anche se negli spazi più angusti della mia anima, ci sia la tua luce, la tua presenza e il tuo battito.

Qualche giorno fa, una persona a noi cara, mi ha detto che saresti molto fiera di me. Sembrano parole così banali, preparate e fatte, che invece hanno soffiato via un po’ di polvere nei cassetti della mia mente. Ti hanno fatta riemergere in questo ottobre disastrato.

Ti conservo sempre, e non in un cassetto, sia chiaro. Ma ci sono così tanti momenti nella vita che a volte una scossa che ci rimetta in sesto non fa altro che bene. Che ci fa ritornare insieme sotto sforzo quando mi sembra di esser sovra-pensiero.

Non è mai abbastanza il tempo insieme e non è mai abbastanza ciò che ti vorrei raccontare. Ma andiamo avanti a vivere e tu ci sei comunque, in questi piccoli attimi; nei miei ricordi più vivi e in quelli più remoti che il respiro delle altre persone mi smuovono dentro.

Sono contenta, cara Ri, che io sia il tuo specchio. Che tu possa donare altra vita oltre a quella vissuta. Sono contenta che nel mio riflesso ci sia tu, e viceversa. Sono contenta che tu sia sempre qui, dall’altra parte, ma qui. Con me. Con noi.

Ottobre 17, 2020 0 comment
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Storie di vita

Che bel super potere, la felicità!

da Parole di miele Ottobre 15, 2020

“Non preoccuparti piccola, troverai la tua strada”

“Non sono piccola, ho già 6 anni e posso fare le cose da grandi” replicò la bimba con tono severo “piccola ero un tempo, quando andavo nella scuola dei piccoli e portavo il pannolino. Ora proprio no. Riesco a fare un sacco di cose da sola! Cose da grandi”

“Cioè? Cosa sapresti fare da grande? Raccontami un po’”

“Beh semplice, innanzitutto so parlare molto bene. Il pannolino non lo uso più e mi cambio da sola.. e non faccio nemmeno più la pipì nel letto. Spesso ho comunque paura, come quando rimango da sola al buio e temo di non essere davvero da sola. Ma sono comunque molto grande perché scappo, chiedo aiuto e quando non risponde nessuno non importa. Me la so cavare.” – “beh, direi che è un’ottima cosa, quella dall’affrontare le proprie paure” – “certamente. Tutti hanno paura di qualcosa, però insomma.. quando si è grandi si hanno paure diverse” sgranò gli occhi ed iniziò ad annuire con la testa, proprio come fanno i grandi. Ed iniziando a gesticolare dice “le paure dei grandi sono molto più grandi, questo mi dice sempre la mamma” – “ma tu, le hai mai viste queste << paure grandi>>?”

Rimase per un po’ in silenzio con la mano a supporto del mento e poi, posizionando l’indice verso l’alto rispose “certo che sì. Ad esempio mi ricordo che quando ero piccola, dormivo nel letto piccolo e insomma… il nostro che stava sotto il letto era di quelle dimensioni. Direi piccolo. Ora in camera mia è tutto molto più grande, infatti controllo sempre sotto prima di tirare le lenzuola… il mostro in questo caso dovrebbe essere molto grande e dovrei fare molta attenzione. Più divento grande, più i nostri diventano grandi”.. “e poi pensavo anche che non solo le paure crescono, perché ognuno di noi ha un potere, che cresce insieme a noi e diventa sempre più grande.” – “Un super potere potremmo dire” – “esattamente. Tu ne hai uno? Tutti ne hanno uno” – “non saprei.. non ci ho mai pensato, potrei provarci… e tu? Qual’è il tuo super potere?”

Si formò una piccola piega al lato del labbro sinistro, e gli occhi si socchiusero… con un’aria molto curiosa e pensosa, la bambina rimase assorta per qualche secondo. La piega del labbro si allargò e corse verso l’altro capo della bocca, trasformandosi un sorriso ed esultando “beh, ma certo, il mio super potere è… mmm… no no aspetta… o forse” e continuo a girare gli occhi nell’aria, come se tra le tante nuvolette aperte sopra la sua testa le stesse depennando in ordine di verità, o di passione. “Mmm no, aspetta… mi chiedevo, ma c’è forse un solo super potere? Perché a me vengono in mente tantissime cose che so fare. Sia da grandi che da piccini. So parlare, essere amica, mantenere i segreti e saltare più in alto di tutti. So battere mio papà braccio di ferro, e questo fa di me una bambina molto molto forte. Poi certo, la mia nonna dice che sono sempre molto gentile. Dico sempre grazie e scusa, quando so di aver sbagliato” .. “eh quindi, insomma…. perché avere un solo super potere?È molto più bello averne tanti. Tutti quelli che si desidera. E più si diventa grandi più se ne possono avere!! Giusto? Quando sarò più grande di ora vorrei tantissimi altri poteri! Come guidare, come cucinare molto bene e come magari suonare uno strumento! O magari avere tanti amici, sempre tutti diversi. Avere un cagnolino e stare con lui! Beh certo… vorrei anche saper volare.. sempre più in alto, fino a toccare le nuvole come gli uccellini.. e andare a trovare chi sta di la!! Così quando qui giù piove io vado su, fino in alto a superare la nuvola e a prendere il sole!! Quando c’è il sole tutto è più bello e tutti sono più felici. Possiamo giocare tutto insieme, andare al mare ed è come se fosse sempre vacanza. Ecco un altro super potere che vorrei, portare il sole da tutti quanti, e renderli tutti sempre felici, sconfiggendo tutti i mostri e tutte le cose che ci rendono tristi. Che bel super potere, la felicità.”

Ottobre 15, 2020 0 comment
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Storie di vita

L’ansia dei mille interessi.

da Parole di miele Ottobre 12, 2020

Vi e mai capitato di sentirvi troppo in qualcosa? Buffo vero perché solitamente le persone si sentono piccole, incapaci, insicure. O per lo meno, nella maggior parte dei casi.. Devo ammettere di essere anche io una persona che tende spesso a sminuirsi o a non montarsi troppo la testa, a rimanere con i piedi per terra per evitare delusioni o incertezze.

La verità è che però, mi è capitato di sentirmi “troppo” in qualcosa: non necessariamente troppo brava, abile o capace. Forse grazie alla mia testardaggine riesco, nonostante tutto, a prefissarmi sempre e costantemente obiettivi e raggiungerli. Cado nel tragitto, prendo cartelli in faccia e sudo tantissimo, ma al risultato ci arrivo. E voi direte, beh, mica male no? Che hai da lamentarti?

Ebbene sì, questa sensazione per parecchio tempo l’ho percepita strana. Sbagliata. Mi chiedevo come fosse possibile, nonostante la mia grande soddisfazione di avercela fatta, ad aver raggiunto anche quel traguardo. Le persone a volte mi dicono “caspita ma, quante cose fai?” oppure “cavolo, ma sai davvero fare qualsiasi cosa!”.

Non è proprio così, ammetto di non saper fare molte cose… ed in queste lo riconosco e nemmeno mi ci metto. In ciò che invece mi interessa mi rendo conto di avere buona attitudine e vinco. Traguardo raggiunto. Un’ulteriore spinta nel mio animo e spunta nel mio curriculum.

Poi però mi è capitato di pensare: ma non è che sapendo far tutte queste cose perdi credibilità in ciò che fai? Come se avere troppi hobby facesse di te una persona piena di interessi senza conclusioni?

Mi son chiesta se spesso potessi essere giudicata perché brava a cantare, suonare, ballare, scrivere, cucinare, arrangiarmi nella vita. Sono apparentemente tutte qualità ma, possibile che una persona possa esser così multi-portata? (parola inventata, lo faccio spesso)

Per tempo ho temuto questa sensazione senza però fermare il mio istinto curioso di conoscenza. Per tempo mi sentivo inadatta a dire “ok, lo so fare” e intraprendere un nuovo percorso oltre a quello che facevo. Per tempo mi son sentita in colpa nel dire “ok lo so fare” e accantonarlo, come se avessi sprecato energie, forse. O forse semplicemente temevo qualcosa che stava al di fuori di me e che potesse arrivarmi. Un giudizio probabilmente.

Per tempo son stata convinta e non ho mollato e forse ora, dopo tutta questa strada mi ringrazio e mi chiedo, “perché mai dovrebbe esserci qualcosa di male nello scegliere per sé stessi?”. Perché mai una persona non può saper fare cose? Tante o poche che siano, bene o male che voglia, per tempo o per solo un secondo. C’è un limite se qualcosa ci rende felici?

Così scrivo. Ogni tanto canto. Spesso e molto spesso ballo. Costantemente amo. Abitualmente leggo. Raramente mi fermo e apprezzo, ma a volte succede e capisco che non c’è nulla di sbagliato, anzi. Così suono, cucino, dipingo.

Ecco, non corro.. Se c’è una cosa nella vita che di sicuro non faccio è correre, né per strada, né per un treno, né per sport, né nella vita. Respiro, con parecchie ansie e domande, ma respiro e mi godo lo spettacolo.

Ottobre 12, 2020 0 comment
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Storie di vita

Bentornati tra le foglie, i rami e la mia casa.

da Parole di miele Ottobre 10, 2020

Eccomi qui, sono tornata: ho deciso così. In realtà è da tantissimo che volevo farlo ma poi tra i mille impegni e le mille cose non trovavo il tempo. Sbagliatissimo, attualmente penso. Eccome. Perché questo era il mio posto. Questa è una cosa che so fare e che mi fa stare bene. Perché attendere? Perché rimandare?

Allora mi son presa questa bella decisione, e l’ho fatto per me stessa. Inoltre beh, l’ho fatto anche per chi mi leggeva e per chi in questo anno mi chiedeva dove fossi finita. Grazie di cuore, mi ricordo di ognuno di voi e ancor meglio del fatto che forse, vi siete ricordati più voi di me, che io di me stessa. 

Quindi immensamente grazie, perché mi avete dato la forza di ritornare e di ripensare ad un mio luogo felice.
Anzi, un mio luogo. Che ho immenso piacere di condividere. 

Ad ogni modo proprio oggi ho pensato davvero al mio ritorno, per me. Perché me lo devo.

Per chi mi conosce sa che ho sempre immaginato idealmente un luogo felice, un posto in cui io fossi me stessa e la chiamavo, o meglio, lo chiamo “la mia casetta sull’albero”. Questa casetta sull’albero mentalmente simboleggiava la mia libertà, quel posto in cui potevo chiudere gli occhi e respirare felice, come fanno nei film. Quel posto in cui sorridere e anche lasciarsi andare senza perdere la consapevolezza. Un posto magico, un posto mio. Dove essere me. Semplice (più o meno). 

Ho avuto un’adolescenza un po’ particolare. In realtà non mi posso lamentare perché non mi è mai mancato niente. Ma il mio primo vero viaggio, da sola, l’ho fatto a 18 anni. Per amore. 

E niente, ho sempre associato a quel luogo la mia casa sull’albero. Il mio posto felice. 

Non tanto per l’amore eh.. ma proprio perché, col senno di poi, ho capito quanto grande fosse il mondo, quanto piccola fossi io e quanto potessi sentirmi così profondamente libera. Libera da giudizi, pensieri, respiri. Li non mi conosceva nessuno, era come se fosse un mondo mio. Ed era così pieno. Adoro quel posto, ed anche tornarci. Provo questa immensa gradevole sensazione. 

Poi ho iniziato a viaggiare più spesso ed in posti altri. E caspita.. questa sensazione non mi mollava. Nonostante non fossi lì, in quel preciso luogo, stavo comunque bene. Allora ho pensato che forse, non era tanto il posto quanto il mio pensiero, quanto io, me stessa, in quel momento. Quella sensazione fantastica doveva appartenermi. 

La mia casa sull’albero in realtà non era un posto fisico e vero ma ancora meglio, era con me. Dentro di me. Ed era una sensazione bellissima che forse potevo portarmi dove volevo e essere così in qualsiasi momento volessi, o ne avessi bisogno. 

Ho pensato e provato, utilizzando tecniche altre.. tipo pensieri positivi, yoga, meditazione.. sperimentando, ma niente da fare. Forse è una sensazione bella e preziosa e non è ovviamente così facile da ottenere e manovrare. Forse devo scavare un po’ per trovarla e per rimanerci. O forse ci devono essere delle condizioni, seppur minime, che la stimolino e la facciano uscire. Tipo un input che dall’esterno mi da la scossa e viaggia dentro di me fino ad arrivare nel punto preciso in cui questa sensazione esce. E tac. Idea. 

Non posso viaggiare ogni volta per essere serena. Non posso creare questo spazio da dentro. E non possiedo nemmeno una valigetta come quella di Newt Scamander da portare sempre appresso e aprire quando ne ho voglia, che mi fa essere proprio nel momento e posto in cui vorrei essere. 

O forse si? Se forse la mia valigia fosse qualcosa di elettronico, con una password a cui accedere e che mi portasse mentalmente quasi in un’altra dimensione? In una stanza della mia mente a cui però posso accedere quando mi pare e piace? 

Ed eccomi qui, sono tornata. Forse questo posto magico già esisteva e me ne sono quasi dimenticata del suo grande potere. Forse perché era iniziato bene, come posto mio e luogo quasi segreto. Poi ho deciso di renderlo pubblico e come succede sempre, la fama gioca brutti scherzi. Per un attimo ti offusca la mente e ti fa cambiare, come se fosse diventato un compito, un lavoro, per piacere e servire ad altri. Ma in realtà era in primis il mio posto, il mio bisogno, quello di evadere con le parole. Con tutte quelle parole che mi si infilano in testa e che non posso tenere solo li, perché la sensazione di libertà vuol dire anche questo. Svuotarsi. 

In questi anni sono successe tante cose, molte. Ed ogni volta cerco di esser sempre più consapevole delle mie scelte, delle mie azioni e specialmente delle mie emozioni. Ed è così, quando ti piace una cosa poi ti fai prendere dalla foga e diventi cieco. Il vero motivo per il quale lo fai e come se scomparisse e ti fa perdere i sensi. Anzi, il senso.

La casa sull’albero è un mio bisogno, e mi restituisce il senso. 

Quindi d’ora in poi, cercherò di fare in modo che questo ritorni ad essere il mio bisogno. Il mio mondo, a portata di mano. Di click. E che mi restituisca il senso, il piacere di rimanere sospesa. Qui, ed ora.

Ottobre 10, 2020 0 comment
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Educastorie

Ricorda, Ricordati.

da Parole di miele Settembre 29, 2020

È successo, altre volte, e non è affatto un male.
Riaccadrà, eccome, anche se con forza e determinazione passerà questo momento.
Non importa, non credere che sarà una sconfitta.

Per ogni volta che riuscirai a ritrovare respiro.
Per ogni volta che ti prenderai una pausa.
Per ogni volta che arriverai al limite.
Per ogni volta che scoppierai.
Per ogni volta che dovrai scegliere, che tu lo voglia o no.
Per ogni volta che farai la scelta giusta
e per tutte quelle volte che farai quella sbagliata.
Per ogni volta che cadrai.
Per ogni volta che ti rialzerai.
Per ogni volta che penserai a te.

Ricorda, andrà tutto bene.

Settembre 29, 2020 0 comment
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Storie di vita

Scegliere, cadere e scegliersi.

da Parole di miele Settembre 23, 2020

Ore 10:25, son sul divano di un comune mercoledì. Fuori piove, è iniziato l’autunno ed insieme a lui inizia anche qualcosa di nuovo per me. In questi ultimi mesi, nel quale il tempo scorreva inesorabile, non mi son nemmeno resa molto conto di me stessa. Non è da me. Io che metto me al centro di tutto. Non in modo egoistico ed egocentrico, sia chiaro, ma prima vengo io. La mia cura, la mia consapevolezza, il mio pensiero critico su di me, la mia auto gestione, attenzione, ascolto. Sono molto severa con me stessa ed in questi mesi, rimasta troppo sospesa, mi sono rallentata. Se penso, mi sembra ieri febbraio. Oggi invece è un comune mercoledì di settembre e sto per iniziare due nuove cose che mi accompagneranno verso questo nuovo anno. Verso due nuovi percorsi che spero possano rigenerarmi e farmi del bene, facendomi tornare me stessa, un po’ vecchia, un po’ nuova ma ancora “attenta”. Attenta a me. Che l’amore per il mio lavoro possa nutrirmi di nuovo il cuore e che le chiacchierate ed i “mini-umani” possano farmi tornare il sorriso. Che l’amore per riscoprirmi possa partire da rispolverare cose lasciate dentro me, inesperte, come una lingua. Che mi dia la capacità e la presa di coscienza che si: anche io ce la posso fare. E ce la farò! Son momenti difficili, era da anni che non cadevo di nuovo, in questo modo. Pronti, pian piano a rialzarsi. È sempre questione di scelte, l’importante, è scegliersi.

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Storie di vita

C’è un vuoto dentro me come sulle montagne russe.

da Parole di miele Settembre 19, 2020

Chiusa una porta si apre un portone.

Mi succede spesso. Di nuovo. Dopo questo lockdown, che ci ha un po’ spiazzati e cambiato la vita, ho nuovamente attacchi di panico. Ne soffro da anni ormai ed era una condizione legata ad un mio malessere, alla perdita di mia mamma e al grande attaccamento nei confronti di mio padre. Pian piano, grazie alla psicoterapia, ho affrontato tutto (e lo sto ancora affrontando).

Ora è un malessere diverso. Mi sveglio alcuni giorni con l’ansia di essere in ritardo. Poco dopo alterno pensieri di relax quando magari invece avrei impegni da sbrigare. Mi sento strana, sento di non aver tempo di fare qualcosa, e al tempo stesso di esser troppo libera. Al limite tra il sentirmi oberata di lavoro e completamente disoccupata. Quando ho un appuntamento inizio a percepire stress da qualche ora prima, come se non riuscissi a programmarlo, come se avessi paura di dimenticarmene, che possa scomparire, che possa risucchiarmi. Stessa cosa per la noia, per il momento di passaggio nel quale dovrei/potrei rilassarmi ed invece non riesco più a godermi nulla. Sono sensazioni strane, altalenanti.. e se c’è una cosa che ho imparato è che bisogna prendere consapevolezza di sè, in qualsiasi modo, ed io son brava a farlo scrivendo, raccontando. Rileggendo. Mi chiedo se questo lockdown, in cui ci siamo sentiti sospesi per mesi, increduli, nullafacenti, importanti e al tempo stesso inutili, abbia inciso sulla nostra psicologia e fisiologia.

Mi chiedo se son ricadute possibili, normali, comuni.
Se tutto questo è condiviso e sconosciuto; o se è personale e raro.
Mi chiedo cosa poter fare per riniziare a far tutto come prima senza dover salire sulle montagne russe ogni volta che scendo dal letto. Quante porte si possono lasciare aperte?

Settembre 19, 2020 0 comment
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Poesie

Mi pesa il cuore

da Parole di miele Giugno 11, 2020

come un macigno dentro il petto
Anche se forse pesano più le lacrime che non pensavo di avere,
che non pensavo di sopportare.
Mi pesa giù dall’iride,
Che da azzurro diventa nero,
come il sangue quando è fermo da troppo tempo e non ti lascia circolare,
respirare.
Mi pesa nel profondo,
Buio, scrigno, grande.
Come una goccia nel silenzio che cade in un mare assente.
Poi arrivi tu, che riveli le carte, bilanci i pesi sul mio sorriso,
e con un semplice gesto mi prendi il cuore e me lo rimetti a posto.

Giugno 11, 2020 0 comment
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Ciao, sono Dafne e questa è la mia casa sull'albero. Il mio posto sicuro. Amo ballare, viaggiare e scrivere. Scrivere parole dolci, che tengano in vita i miei ricordi. Parole di cuore, briciole di me.

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