immobile
Col vento che ti smuove la gonna
I piedi nudi sul silenzio che ti circonda
Gli occhi che sono un mare in tempesta
Ed il cuore che glaciale non trova respiro.
Parole di miele
Sono al sicuro, lì, in me. C’è tanto mistero e paura che mi immerge, come la notte.
Ma niente di estraneo in me può sfuggirmi.
Tutto ciò che è in me può esser conosciuto. Proprio perché è in me.
Quindi, prendo per mano la consapevolezza e riprendo il cammino, filosofo in me.
Con saggezza, e curiosità di conoscenza. Mi sento al sicuro, in questo letto, in queste lenzuola. Mi recupero. Se addormentarmi all’inizio lo temevo, ora che mi lascio andare prendo sicurezza. Perché lasciarsi andare in questo buio, in questo mistero, è solo sinonimo di fiducia.
Ti permetto di restare, se vuoi. Di sostare al mio fianco, perché chiuderò gli occhi, sprofonderò e mi fiderò di te. Ed ora sogno, vivo in un mondo altro. Creo, mi lascio nuovamente andare. Creatività ha la stessa radice della parola crescere. Lascio crescere idee dentro me: parole, immagini, io.
La notte diviene così uno scrigno, in cui le parole assumono un rilievo diverso.
Notte come culla del pensiero.
Nel buio, nella paura, quindi.. io creo, io cresco. Come mai abbiamo sempre così tanta paura della paura? Perché non impariamo solo a conoscerla, ad affrontarla, a viverla? La notte la temevo. Eppure, è proprio lei che in questa dimensione me lo permette.
Mi prendo così cura di me. La notte mi limita ma mi permette di capire cos’è la vera libertà. Vedere il mondo un po’ sfocato ogni tanto è anche rilassante, divertente e ti da l’idea di essere libera. Con gli occhiali, o anche senza, si può vedere il mondo in modo differente. Possiamo vederci sì, in modo differente. Siamo vivi.
“Dimenticare non è sempre negativo. E’ necessario mettere giorni, tra le notti, per poter proseguire, andare avanti, superare le avversità. Superare la notte vuol dire esser ancora vivi”.
Ogni notte è diversa per ognuno di noi. Nel momento in cui la viviamo e anche nel momento in cui la ri-viviamo, o la ricordiamo. Come se la luce del sole annebbiasse il buio, offuscasse il resto.
Se il buio è il fulcro, capisci così che la luce ti acceca, che non ti permette di vedere davvero, non fa emergere particolari, bellezze, unicità, che emergono solo nel silenzio, nella solitudine, in noi. La notte non si ferma, non si governa, non si programma. La notte ci colpisce, come la bellezza inaspettata, ci esplora, si lascia passare, scrutare, ascoltare.
E se la bellezza richiede passività allora nella notte tutto diviene essenziale.
Parole, gesti, pensieri, respiri ed emozioni hanno un maggiore peso.
Si recuperano le profondità dell’anima, ciò che è vero. Sprofondiamo in noi, nel nostro respiro, e nel riposo.
Ti senti precipitare giù, come quando chiudi gli occhi e ti lasci andare ma vedi solo nero.
E se è notte c’è poco da esplorare, perché se li riapri non vedi. E’ tutto buio attorno a te.
Hai paura.. ma non puoi scappare, sei costretto a rimanere, a sentire il tuo respiro affannarsi e il tuo cuore battere all’impazzata. Buio e mistero fuori, buio e mistero dentro. Sei costretto a farlo, a sprofondare nel letto, sulla poltrona, nelle tue ossa, fredde. Si ha davvero bisogno di luce per vedere?
Oppure tutte queste percezioni sono così reali, fini, necessarie. Non pensavo di poterlo fare, di poter scrutare i miei angoli nascosti, di spaventarmi o di imparare a conoscerli. Forse forse, sto galleggiando tra i miei pensieri, i miei dubbi, le mie sicurezze e le mie perplessità. Il lato nascosto delle cose, il lato in ombra di me. La notte mi permette questo, di esplorare ciò che di me, di giorno non appare.
Mi capovolge, mi perlustra. Mi intreccio.
La notte è il posto della domanda, del buio.
Lo spazio in cui mi apro e posso lasciarmi così. Sospesa. La notte è dove sono sola, con me.
Tutto questo finirà, io lo so, ma non so quando. Quanto manca? quanto dura? Quanto devo rimanere pervasa da tutto questo? Sto nella domanda, nelle domande, in me. Rimango in attesa, lasciandomi attraversare da questa notte.
Imparare a stare in silenzio: prima, quando ero più giovane, mi riusciva benissimo. Ero particolarmente timida e mi aprivo solamente quando mi fidavo ciecamente dell’altro.
Non era questione di insicurezza, son sempre stata un po’ fuori dalle righe e se le persone parlavano di me non me ne fregava davvero nulla. Ero così e basta.
Ora, sono quasi l’esatto opposto. Rimango sempre una persona a cui piace stare sola e a cui non importa il giudizio degli altri. Sono molto più sicura di me e racconto le cose più importanti solo alle persone a me care.
Eppure, ho capito quanto sia potente il potere delle parole.
Dopo la morte di mia mamma ho capito quanto sia importante anche esternare sè stessi, i propri dolori e le proprie felicità. Raccontare, parlare, conoscere. Ho sempre mantenuto il mio sguardo attento ma sono molto più sciolta, più libera, senza alcuna paura. Ora, all’alba dei miei 26 anni forse è giunto il momento di trovare una via di mezzo.. anche se effettivamente non si smette mai di imparare nella vita e sicuramente non sarà né facile né finita. Ma è giusto dare anche il giusto spazio e peso al silenzio.
Pensa prima di parlare,
non buttarti d’istinto ma non stare nemmeno al buio.
Mostrati in parte e quando ne sentì il bisogno, calibra.
Pensa a quante volte dici “io” in una frase e cerca di limitarti, di dosare, trova l’equilibrio.
Respira. .Ci sto ancora lavorando, infondo l’obiettivo non è cambiare completamente… mi piace così. Impariamo solo un po’ più di consapevolezza. L’intenzione è tutto.
È come camminare sulle nuvole, la vita, poi ad un tratto si apre lo strato soffice ed il vuoto ti cattura.
Mentre vai giù ci pensi, che passo falso puoi aver fatto per meritarti quel volo.
Pensi anche al fatto che forse non si è mai abbastanza attenti ed è facile, lasciarsi trasportare dall’immensità senza pensare che è davvero un attimo precipitare.
Poi cadi, e sopravvivi.
Guardi in alto e ti chiedi se riuscirai mai di nuovo a camminare lì sopra.. o se rimarrai sempre qui giù.
Mah, chi lo sa.. forse non è importante sapere ma quanto più comprendere la fortuna che si ha nel poter ancora pensare.
Allora guardi in alto e capisci che il passaggio è quasi scontato. Se da giù voglio andare su basta che inizio a scalare.
Gradino, dopo gradino. Passo dopo passo. Fatica dopo fatica.
E guardi su, respiri. E riprendi. E cammini. E ti alzi.
E arriva un punto in cui non sai più a che punto sei, ma puoi guardare sia su che giù e insomma.. forse non è così male nemmeno rimanere a metà. Perché se le distanze le hai provate tutte forse non temi più nulla. Quindi ti rimane solo una cosa che puoi fare, scegliere.
Lontani
In questa fredda primavera che si porta con sè troppe anime
E che lasciano ardere dentro
Un fuoco di rabbia.
Non ci sono parole
Solo lacrime
Che solcano il viso
In un silenzio profondo,
Che lasciano pervadere la mente da risuonanti ricordi preziosi
Non ci sono parole
Soltanto corpi
Che non si possono toccare
Ma che si conservano indelebili
Tra un addio ed un “a presto”
Tra un sorriso amaro di una vita spezzata
Ed legame eterno che rimarrà per sempre.